Tanto più siamo umani, tanto più si manifesta il divino che è in noi.
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Dio bambino che si consegna, che si affida, che cerca accoglienza.
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Un Dio che inquieta, che induce a schierarsi che è segno di contraddizione.
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Non un dio giocattolo, non un Dio ornamentale, non un Dio superfluo, non un Dio a mio servizio.
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Un Dio che, stanco di non farsi capire, viene in mezzo a noi. Diventa uomo.
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Un Dio che può essere amato, incontrato, incrociato, raggiunto in ogni ora e in ogni dove.
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Il Natale è l’epifania dell’umanità, di quella nuova umanità, che irrompe e si fa prossima all’altro sempre sorgente di potenzialità, portatore di doni e di scoperte mai scontate perché la persona è sintesi di esperienze, di paure e di speranze, di gioie e di fallimenti.
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Natale non è tanto avere Dio nel cuore, ma sentirsi nel cuore di Dio.
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Non è mettere Dio dalla nostra parte, ma metterci dalla parte di quel Dio che ci chiede di amare come lui ha amato,
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di sperare contro ogni speranza e di osare anche l’impossibile.
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“E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.
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Un Dio che ama, che mi ama fino a diventare uomo e abitare in me.
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Buon Natale e buona ri-nascita.
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