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BPB, lo scenario dopo la fissazione del prezzo di recesso

La Redazione
Il comitato per la tutela degli azionisti interviene: «Lo scenario determinatosi ora deve però consolidarsi anche attraverso l'attuazione dei tre punti su cui ci stiamo già confrontando con la banca...»
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Lo scorso 24 novembre, come molti di voi avranno saputo, la BPB ha fissato il prezzo di recesso per le azioni al valore di euro 7,50, pari dunque al valore delle azioni risultante dall’ultima assemblea dei soci.

«Come Comitato – spiega l'avv.to Laura Tota – riteniamo tale passaggio importante e positivo, sia perchè tante altre banche, in questa occasione, avevano invece quasi azzerato il valore dell’azione, sia perchè tale valore sembra non aver incontrato l’opposizione della Banca d’Italia, la quale contestualmente ha concluso la sua ispezione sulla BPB.

A ciò si aggiunga che di recente la BPB ha pubblicato la relazione semestrale di settembre 2016 dalla quale risulta un utile per 4,7 milioni di euro. Anche questo è un elemento di discontinuità rispetto ai numeri di altre banche, che sono invece arrivate alla trasformazione o con situazioni patrimoniali di perdite enormi o addirittura non ci sono arrivate proprio, perché fallite.La fissazione del prezzo di recesso a tali condizioni è il primo punto del percorso di tutela degli azionisti; questo fatto ci permetterà di proseguire il confronto tra le parti, già iniziato la scorsa settimana, con una maggiore serenità che, di certo, una svalutazione del valore delle azioni non avrebbe consentito.

Lo scenario determinatosi ora – prosegue la nota – deve però consolidarsi anche attraverso l’attuazione dei tre punti su cui ci stiamo già confrontando con la banca:

  • un fondo di solidarietà che aiuti subito alcuni azionisti in difficoltà;
  • il trasferimento del mercato delle azioni su un mercato aperto e più ampio, affinchè anche gli investitori istituzionali possano acquistare; 
  • intervento sulle posizioni di finanziamento con significativo allargamento della platea dei mutuatari a sostegno della redditività della banca ( e quindi della appetibilità della sua azione sui mercati finanziari nazionali ed internazionali) e dell'economia locale certi che solo partecipando al rilancio dell'economia si portano a composizione le criticità delle banche nell'attuale fase.

Passaggio successivo sarà quello di trovare soluzione al problema della liquidabilità del titolo.

Infatti, una normativa del 2015, che per più motivi riteniamo incostituzionale, ha da un lato disposto il blocco del diritto di recesso sino alla trasformazione in spa e poi, una volta che la banca sia stata trasformata in spa, il blocco del diritto di rimborso, diritto che quindi rimane solo astratto, perché nella pratica ed in sostanza, gli azionisti non potranno effettivamente recedere ed ottenere il corrispettivo del valore, come sarebbe invece previsto dall’art. 2437 c.c. in caso di trasformazione della società, ma solo vendere ad un potenziale acquirente.

Le possibili alternative che oggi si offrono agli azionisti sono, dunque, i seguenti:

  • attendere che le azioni vengano negoziate sul mercato secondario e confidare che vi siano fondi, investitori istituzionali, grandi Compagnie o semplici risparmiatori ecc., interessati ad acquisire le azioni;
  • mettere in vendita al valore di recesso indicato dalla banca e sperare che vi siano acquirenti di queste azioni a questo valore, a patto però di NON votare a favore della trasformazione in spa (ossia solo per chi non si reca in assemblea, o si astiene, o vota contro, ma sia chiaro che votare contro è un assurdo, perché la banca, per legge, andrebbe in liquidazione coatta e questo ovviamente sarebbe illogico e dannoso per tutti);
  • previa valutazione della documentazione, fare causa alla banca ove però vi siano effettivi vizi nel contratto di compravendita e vi siano elementi che facciano ben sperare nell’esito della controversia.

Il Comitato, dal canto suo, potrà avere ulteriore potere contrattuale e successo nelle proprie proposte nei confronti della banca, solo continuando ad incrementare le iscrizioni dei tanti azionisti della BPB.
A breve, infine, Vi comunicheremo un’iniziativa pubblica, prima dell’assemblea della banca annunciata per l’11 dicembre, dove descriveremo con maggiori dettagli sia i risultati dei tavoli di confronto con la banca e sia le opzioni per i soci.

Il Comitato non intende raccogliere deleghe per la prossima assemblea, perché sulla scelta di fondo (trasformazione o meno in S.p.A.) non vi è una vera scelta da fare e non intende sostituirsi alle singole scelte dei propri iscritti, cui ovviamente è data libertà di scelta e valutazione».

Per informazioni e iscrizioni: scrivere a comitatoazionistibpb@gmail.com –– Via Dante 164 Bari, o rivolgersi presso le sedi territoriali delle Associazioni: Adusbef, Codici, Codacons, Confconsumatori, Adiconsum, Unione Nazionale Consumatori.

Ad Andria e Provincia la Confconsumatori è alla via G. Poli 126 (telefono 324-9913773  email: andriaconfconsuma@libero.it).

giovedì 1 Dicembre 2016

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Alessandro Rendine
Alessandro Rendine
7 anni fa

La richiamata normativa del 2015 presenta alti profili di incostituzionalità poichè si limitano i diritti degli azionisti, ciò -purtroppo- si inserisce nella filosofia renziana di calpestare i diritti dei cittadini per favorire la lobby finanziaria (che lo sostiene). Agli azionisti fin qui derubati posso solo raccomandare di diffidare dei “pannicelli caldi”, ma di fare subito causa poichè la Corte Costituzionale che, se chiamata in causa, non potrà non pronunciarsi per la parziale incostituzionalità del provvedimento. Ciò spiega anche perchè il sig. Renzi ci tiene tanto al voto referendario: se passa il SI potrà avere mano libera anche nella scelta dei Giudici della Consulta e i tanti giudizi pendenti sulla eccezione di incostituzionalità di tanti discussi recenti provvedimenti legislativi sarebbero più facilmente pilotati.

Leonardo Matera
Leonardo Matera
7 anni fa

I 15 giudici costituzionali attualmente sono nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, un terzo dal Parlamento in seduta comune (Camera e Senato riuniti insieme) e un terzo dalle supreme magistrature ordinarie e amministrative. Se passa il si , i 15 giudici costituzionali saranno nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, un terzo dalle supreme magistrature ordinarie e amministrative e il restante terzo , pari a 5 saranno nominati, rispettivamente, tre dalla Camera e due dal Senato. Il Governo non c’entrava nulla prima e nemmeno dopo. Renzi meno che meno. Affermare, peraltro, che i giudici costituzionali sono “pilotabili” è una teoria complottistica pari a quella delle scie chimiche e del Bilderberg. A cui si è aggiunta in ultimo quella dei gradi della scala Richter manovrati dal Governo. Giusto per essere precisi.

Leonardo Matera
Leonardo Matera
7 anni fa

Una legge è costituzionale sino a quando la Corte Costituzionale non ne dichiari, in tutto o in parte l’incostituzionalità. Io la firma non la metterei sulla presunta incostituzionalità di una legge, atteso che non sono un giudice costituzionale , anzi non sono la Corte Costituzionale, visto che è un organo collegiale. Visti i tempi, prima di affidare la mia firma , ci sto attento.

Alessandro Rendine
Alessandro Rendine
7 anni fa

Gent. sig. Matera, La invito a leggere la odierna Sentenza del Consiglio di Stato in merito al DL 3/2015