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Tanti i fedeli che hanno partecipato alla messa in occasione del 65° anniversario della morte di Mons. Di Donna

La Redazione
Il ricordo del vice postulatore della causa di beatificazione, don Carmine Catalano
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Nella continuità di una tradizione mai interrotta nella Diocesi di Andria, anche quest’anno il 2 gennaio, la chiesa Cattedrale è stata gremita di fedeli di Andria e di Rutigliano, che alle ore 19,00 hanno partecipato alla solenne Celebrazione Eucaristica presieduta per la prima volta dall’inizio del suo episcopato da Mons. Luigi Mansi.

Insieme al Vescovo di Andria si è unito alla concelebrazione, Mons. Giuseppe Favale, Vescovo di Conversano-Monopoli, diocesi a cui appartiene il paese di Rutigliano, città natale del Venerabile. La presenza dei 2 vescovi è stata molto significativa per la comunione di preghiera delle 2 diocesi pugliesi, che hanno come riferimento la bella testimonianza di vita evangelica del nostro Venerabile.

Erano presenti: P. Luigi Buccarello, provinciale O.SS.T. Provincia di S. Giovanni de Matha, con i suoi confratelli della comunità di Andria, i numerosissimi sacerdoti della diocesi di Andria e quelli di Rutigliano.

«Nella sua omelia – commenta il vice postulatore della causa di beatificazione di Mons di Donna, don Carmine Catalano – , Mons. Mansi ha sottolineato che il servizio pastorale del nostro Vescovo santo, svolto in tempi di forte contrapposizione ideologica, consistette nel mettere al centro della preghiera e della missione unicamente l’uomo, “la salvaguardia della sua dignità molte volte calpestata dalle varie ideologie e che il vero progresso dell'umanità non è solo quello materiale ma innanzitutto spirituale”. In questi termini, il Vescovo Luigi ha visto in questa azione pastorale un’anticipazione “dei temi che videro la luce poco più di un decennio dopo la sua morte con il Concilio Vaticano II”.

Al termine della S. Messa, mons. Mansi ha invitato tutti alla preghiera e a chiedere l’intercessione del Venerabile Servo di Dio per tutte le necessità e situazione di particolare sofferenza.

In questo senso, tutti i fedeli che si recano alla tomba possono scrivere sul registro le loro intenzioni di preghiera o testimonianze di grazie particolari ricevute dall’intercessione di Mons. Di Donna. Ogni 2 del mese, dopo la celebrazione Eucaristica alle ore 9,00 presso la Tomba del Venerabile pregheremo per le intenzione suggeriteci da voi. La Vicepostulazione ringrazia particolarmente l’Arma dei Carabinieri per la presenza, anche in “Grande uniforme”, in ricordo del funerale svoltosi il 5 gennaio 1952 in cui parteciparono con un battaglione a cavallo, in segno di gratitudine per il bene ricevuto da Mons. Di Donna nei mesi in cui alcuni di loro furono imprigionati nelle anguste “Carceri del popolo”, portando conforto materiale e spirituale.

Oltre a questa data importante, è doveroso ricordare il 5 gennaio 1952 – prosegue don Carmine Catalano – , giorno delle solenni esequie. Appena la notizia della morte del Vescovo si diffuse nella città e nelle altre città della diocesi, tutti accorsero presso l’episcopio. Il giorno seguente nel cappellone di S. Riccardo della chiesa Cattedrale di Andria si allestì la camera ardente. Per tre giorni ci fu un afflusso di persone provenienti dai paesi limitrofi. Tutti ebbero la possibilità di vedere per l’ultima volta il volto del Vescovo e di far passare i loro rosari sul corpo santo del suo santo pastore.

Quel 5 gennaio la città di Andria visse uno dei momenti più significativi della sua storia: il Vescovo povero che amava i poveri muore. E sono gli stessi poveri che danno a lui l’estremo saluto.

Gli uomini, indossato il cappotto della festa non vollero mancare a quello che sì, era l’avvenimento che avrebbero raccontato a noi, ma soprattutto in quella maniera semplice davano degnamente il loro saluto ad uomo, che difese la dignità dell’uomo, soprattutto quello povero e senza sostentamento.

Tutti avevano compreso di essere stati guidati da un uomo Santo, che metteva in pratica il Vangelo nel nascondimento e nel quotidiano. I Vescovi, gli alti prelati, i padri del suo Ordine e i sui sacerdoti e seminaristi testimoniavano la bellezza del donarsi a Dio senza limiti e nella sofferenza.

La gente acclamava “è morto un Santo!!!”

Questa breve memoria del suo funerale non è una semplice operazione di ricordi dei bei tempi, ma è soprattutto tener viva la certezza che se il nostro Venerabile è stato santo nella vita terrena, ora che è in cielo ancor di più, continua il suo servizio di missionario vescovo ascoltando le nostre preghiere. Quella vicinanza che aveva con il suo popolo, adesso diventa ancor più profonda, perché è vicinanza di spirito con il suo popolo.

Allora ricorriamo sempre di più alla sua intercessione. Portiamo a Lui i nostri bisogni, desideri, come una volta, il suo gregge bussava alla sua porta e certamente non era rifiutata, ma veniva accolta, ascoltata e ritornava a casa ricevendo una carezza. Possano ancor oggi le sue carezze, i suoi inviti alla perfezione evangelica essere un aiuto forte alla nostra Chiesa locale».

venerdì 6 Gennaio 2017

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