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Aldo Moro, 39 anni fa il rapimento

La Redazione
Avv. Giovanna Bruno: «Quel tragico giorno è stato il primo della lunga involuzione in cui è caduta la politica, ancora oggi tutta avvitata su se stessa e sempre più distante dal Paese reale»
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Il 16 marzo di 39 anni fa Aldo Moro fu sequestrato dalle Brigate rosse. Lo ricordiamo con una nota del Presidente Centro Studi Aldo Moro – Sez. di Andria, l'avv.to Giovanna Bruno (consigliere comunale Progetto Andria):

«16 marzo 1978: l’Italia si ferma, ammutolisce. È sgomenta. Hanno rapito lo statista Aldo Moro, hanno trucidato la sua scorta. Sono state le Brigate Rosse. Molti uffici chiudono, i genitori accorrono a prendere i bambini a scuola. L’aria odora di paura, di incomprensione.

Sono passati 39 anni e quelle sensazioni di smarrimento non si sono affievolite.

Quel tragico giorno è stato il primo della lunga involuzione in cui è caduta la politica, ancora oggi tutta avvitata su se stessa e sempre più distante dal Paese reale.

La scomparsa di quel gigante politico e umano che fu Aldo Moro, è quasi irrimediabilmente coincisa con la scomparsa imperante di modelli di riferimento, di esempi di virtù e di fervente amore cristiano, di logiche inclusive, di strategia politica, di visione della realtà e di capacità di cogliere i segni dei tempi che cambiavano, inesorabilmente.

Con lui è scomparso uno stile di fare politica: quello di unire invece che dividere, quello di ascoltare invece che prevaricare, quello di costruire invece che demolire. Insomma, lo stile di chi è uomo tra gli uomini e con gli uomini, mai al di sopra. Sempre sullo stesso livello; anzi, se possibile, un tantino più in giù, con quella sua umiltà che lo ha reso grande.

Quel giorno ha cambiato il corso della storia, della democrazia, della politica.

Quel giorno mani armate hanno gettato sangue uccidendo cinque servitori dello Stato che erano anche padri, mariti, figli, compagni. Uomini.

Quel giorno è iniziato il calvario dell’unico sopravvissuto a quella assurda e inspiegabile strage: 55 giorni di prigionia, poi la morte. Giorni in cui lo statista ha rivelato tutto il suo essere, attraverso le lettere inviate a familiari, compagni di partito ed esponenti della Chiesa. Un uomo saggio, buono, colto, dolce, lucido, finanche “piccolo” nella sua sofferenza ma grande nel suo coraggio e determinazione.

Ciò che è successo quel 16 marzo, per molti versi ancora tutto da spiegare, noi non possiamo dimenticare.

Anzi: sono pagine di storia che dobbiamo studiare e approfondire, impegnandoci a trasmetterle a chi verrà dopo di noi.

Aldo Moro è prossimo alla beatificazione, non a caso. È un esempio di virtù che oggi più che mai è necessario conoscere e far conoscere, in questa assenza generale di valori e di modelli, in questo caotico vuoto di cui tutti siamo tristi autori. Nessuno escluso.

“Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere”.

È una delle frasi più emblematiche del ricco pensiero moroteo. Facciamone tesoro. Ma non solo per ricordare, bensì per agire e cambiare questo nostro tempo. Migliorandolo».

giovedì 16 Marzo 2017

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