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“Dire, fare, baciare”: il video che parla di sesso e disabilità

La Redazione
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«Diversamente dal passato, oggi dobbiamo iniziare a considerare nel disabile la presenza di una propria sessualità che merita di essere scoperta, incontrata, rispettata, compresa ed educata»
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Si è appena concluso in questi giorni presso il seminario Vescovile di Andria il festival delle Idi – un festival d’arte espressiva che ha visto protagonisti i ragazzi diversamente abili di associazioni del territorio, educatori, scuole e comunità parrocchiali, che si sono confrontati attraverso performance artistiche. A trionfare su tutte è stata la proposta “Fiori di Coraggio“, il teatro delle ombre cinesi a cura dei ragazzi diversamente abili del presidio di Riabilitazione Quarto di Palo, Mons. Di Donna e di Fiori d’Acciaio (il gruppo di auto-mutuo aiuto formato da semplici donne che, nel corso della loro vita, hanno incontrato la malattia del cancro e desiderano essere sostenute nell’affrontare l’evento critico riscoprendosi risorsa per chi è nella stessa condizione). Uno spettacolo elegante e ben fatto che, inevitabilmente, ha messo d’accordo il pubblico e la giuria.

Un’edizione insolita e molto variegata, quella di quest’anno, in cui ha trovato spazio anche un tema eluso da molti: la sessualità nel mondo dei disabili. Tra tante proposte e di diversa matrice, infatti, c’era anche il “nostro” corto, targato AndriaLive, realizzato con la straordinaria partecipazione dei ragazzi dell’ass. di Volontariato Neverland e scritto dal nostro direttore responsabile Sabino Liso: «Dire, fare, baciare – è il titolo del prodotto video realizzato con supporti di fortuna, smartphone per lo più; la fotografia infatti è sacrificata, in compenso c’è la riuscita dell’intento audiovisivo. Avremmo potuto utilizzare Hi-tech di ultima generazione e cameramen di professione ma di fronte ai potenti mezzi della comunicazione avremmo inibito i protagonisti principali: genitori e disabili che parlano di sessualità. Abbiamo voluto osare e palesare la necessità, condivisa in primis dai genitori dei ragazzi dell’ass. Neverland, di parlare di un argomento che per molti è ritenuto ancora un tabù».

Esattamente 14 anni fa anche Papa Giovanni Paolo II affrontava il tema sostenendo che «il disabile più che mai ha bisogno di essere amato, di tenerezza, di vicinanza e di intimità. Particolare attenzione va riservata alla cura delle dimensioni affettive e sessuali».

Il tema della sessualità è un argomento sempre difficile da trattare, soprattutto in campo educativo, e lo è ancora di più se ci riferiamo a soggetti disabili, che vivono questa sfera della personalità come “eterni bambini”.

«La sessualità è un’esperienza fondamentale per ogni uomo, costruisce la sua identità ed il suo rapporto con l’altro. Nessun uomo potrebbe raggiungere a pieno il senso della sua esistenza se privato della sua sessualità – commenta la psicologa Doriana Loconte, che ha supportato la realizzazione del progetto -. È quindi fondamentale riconoscere tutto questo anche nella disabilità, come sancito dall’articolo 23 della Convenzione dell’ONU, che riconosce pieni e pari diritti nella sfera sessuale e relazionale per le persone con handicap e disabilità».

In linea con tutto questo, è utile che la società, gli enti educativi, le associazioni e le famiglie, riconoscano l’importanza del tema ed inizino ad attrezzarsi per “formare” le persone con disabilità circa il proprio corpo ed il corpo dell’altro, ma anche riguardo la propria interiorità come quella degli altri.

«Diversamente dal passato – continua la dott.ssa Loconte -, oggi dobbiamo iniziare a considerare nel disabile la presenza di una propria sessualità che merita di essere scoperta, incontrata, rispettata, compresa ed educata. Poiché l’espressione dei propri bisogni sessuali per un disabile non va intesa come un privilegio, bensì come un diritto».

lunedì 11 Giugno 2018

(modifica il 2 Agosto 2022, 14:09)

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