Politica

#CeChiDiceNo, un fronte compatto per il no al referendum costituzionale

Lucia M. M. Olivieri
Fulvio Martusciello, Nino Marmo, Nicola Giorgino e Alessandra Inchingolo spiegano le ragioni del comitato in vista dell'appuntamento referendario
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Ancora dibattito politico intorno al quesito referendario a cui sono chiamati a rispondere gli italiani il prossimo 4 dicembre: ieri all'Officina San Domenico i rappresentanti del Comitato andriese per il No alla Riforma Costituzionale Renzi-Boschi hanno animato un pubblico incontro per illustrare argomenti e motivazioni a sostegno del No.

Relatori sono stati il consigliere regionale Nino Marmo, l’avv. Alessandra Inchingolo, responsabile provinciale Bat dei Difensori del Voto, il sindaco di Andria Nicola Giorgino e l’Europarlamentare di Forza Italia, Fulvio Martusciello.

Tanti i punti discussi, a partire dalla data del referendum, come spiegato dall'on. Martusciello: «Nella scelta della data c'è già tutto da discutere: questo Governo fa sempre in modo che l'affluenza sia scarsa facendo coincidere le consultazioni con i ponti o le feste. Si cerca di giocare con la poca partecipazione degli italiani per cercare di raggiungere i propri risultati elettorali. In politica i bluff non durano mai: anche in Europa hanno capito che Renzi non ha credibilità, come si evince dalla discussione sulla legge finanziaria»

In realtà, sarebbero molti i punti oscuri del quesito stesso, come sottolineato dall'avv. Alessandra Inchingolo, che ha ricordato i ricorsi attualmente in atto contro la formulazione della domanda e la data scelta: «Gravissimo il fatto che con un unico quesito vengono posti all'elettore una pluralità di oggetti eterogenei, sebbene il quesito debba essere omogeneo come richiede la giurisprudenza della consulta in tema di referendum abrogativo. Con i ricorsi si pone l'accento sulla sospensione della consultazione elettorale, e poi contestando i motivi sull'erronea configurazione del referendum come confermativo senza che ciò trovi riscontro nella L.352/ 1970 che disciplina i referendum e la cui ratio risiede nella tutela delle minoranze in sede di approvazione parlamentare con maggioranza inferiore ai 2/3 e sul riferimento del quesito alla legge costituzionale e non agli articoli della Costituzione modificati. Si rimane in attesa dello scioglimento della riserva sulla questione che deciderà la legittimità del prossimo referendum. Inoltre la sovranità popolare con la riforma Renzi-Boschi viene seriamente minata perché ridurrà la partecipazione popolare alla vita politica e governativa del Paese e la rappresentanza delle Regioni in un Senato ridotto  e nominato da altri svilisce la democrazia dandole un duro colpo!».

Insomma, diverse le ragioni per dire No, secondo i relatori: «Si sta cercando di minare – ha dichiarato Nino Marmo – la sovranità popolare con un pasticcio legislativo. Il fine è subdolo e neanche tanto occulto: controllare agevolmente la Camera dei Deputati ed uno pseudo Senato, picconare il sistema regionale e delle autonomie locali, condizionare l’elezione del Presidente della Repubblica e di una parte dell’organo di Governo della Magistratura. Sono risibili le tesi sul contenimento dei costi della politica, perché a fronte di 50 milioni risparmiati – una bazzeccola in uno Stato con miliardi di debito pubblico – si depotenzia il ruolo dei cittadini con fumo negli occhi».

Anche il sindaco Giorgino schierato decisamente per il No: «Ci sono problemi endemici che non vengono risolti con il Si: in questa riforma ci sono problemi di metodo e di merito. La riforma è diventata terreno di scontro politico e non ha i contenuti pregnanti e culturali che avevano i padri costituenti. Questa è una riforma al ribasso politico e nella stesura finale è un pasticcio che apre situazioni molto problematiche, soprattutto scenari di incostituzionalità, con norme che renderanno inapplicabile l'iter burocratico e legislativo, a discapito dei cittadini».

sabato 29 Ottobre 2016

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