Politica

Verso il 4 marzo

Vincenzo D'Avanzo
Il popolo vuole che il leader gli indichi una strada, disegni una prospettiva, alimenti un sogno: a riempire la pancia ci pensa ciascuno per conto suo
scrivi un commento 4004

Mi è capitato di dire già una volta che questa campagna elettorale è di una qualità infima. Il dibattito non c’è, le arringhe sono monotone, tutto sembra avvolto da una patina di fumosità intrisa di pettegolezzo, di risentimento, di odio.

55 anni fa a Dallas fu ucciso il presidente americano Kennedy: tre settimane fa un nipote di quel presidente ha parlato al congresso americano riscuotendo un consenso mondiale. Il nipote parlava per la prima volta, quindi era sconosciuto ai più. Cosa fece drizzare le orecchie dei parlamentari americani (parlò dopo il presidente Trump) e della stampa mondiale? A suo favore ha giocato la magia del nome Kennedy che resiste a distanza di tanto tempo. Eppure Kennedy non fu un grande presidente: l’assalto alla baia dei porci a Cuba, la guerra in Vietnam, un quadro di sicurezza in crisi, senza parlare delle infedeltà coniugali ecc. Egli è entrato nel mito solo perché fu capace di indicare agli americani una prospettiva, meglio, un sogno, quella “nuova frontiera” che risvegliò il mondo dal torpore burocratico del dopo guerra regalandoci poi la rivoluzione dei diritti coni movimenti giovanili del 1968.

Quando mi sono permesso di fare memoria dei comizi di una volta non era nostalgia: i tempi cambiano e anche la comunicazione deve adeguarsi. Sono i ragionamenti che mancano oggi. Quando Moro veniva in Andria le piazze si riempivano non perché ci si aspettava il resoconto della serva. Le opere, se sono state fatte, ci sono e ognuno le percepisce a modo suo. Si accorreva per sentire il prof. Moro ragionare di temi difficili ma con parole comprensibili anche dal contadino. Vale la stessa cosa per gli altri leaders politici. Il popolo vuole che il leader gli indichi una strada, disegni una prospettiva, alimenti un sogno: a riempire la pancia ci pensa ciascuno per conto suo. Vogliamo essere coinvolti in una impresa, vogliamo fare Storia non raccontare storielle. I comizi elettorali non sono una assemblea condominiale. Vorremmo che chi si candida a governare ci indichi una meta. La sensazione che si viva in uno stato confusionale aumenta la crisi di identità con il rischio che cresca la disaffezione al voto.

sabato 17 Febbraio 2018

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti