Attualità

Al “Miulli” e al “Policlinico” i papà tornano in sala parto. E ad Andria?

Lucia M. M. Olivieri
Il partner dovrà sottoporsi a tampone molecolare con esito negativo e indossare opportuno equipaggiamento. Ma dal "Bonomo" tutto tace
scrivi un commento 10893

Con il diminuire dei numeri legati all'emergenza covid, ospedali e residenze assistenziali stanno riaprendo alle visite e al contatto tra degenti e parenti. Un grande passo in avanti se pensiamo all'impatto devastante della solitudine e invece alla valenza positiva di avere accanto una persona amata nei momenti di dolore.

In particolare, al "Miulli" di Acquaviva delle Fonti e al Policlinico di Bari potranno tornare i papà (o i partner) in sala parto. La procedura, al Policlinico, prevede che l'ostetrica prenda in carico la paziente in fase di travaglio o nell'imminenza del parto, mentre al ginecologo è affidato il colloquio informativo e, nelle procedure di ricovero, lo screening dell'accompagnatore che dovrà compilare un modulo di autocertificazione in cui indicare se guarito da Covid nei sei mesi precedenti o se vaccinato. Inoltre, dovrà essere fornito il referto del test molecolare con esito negativo effettuato in un laboratorio accreditato nelle 48 ore precedenti l'ammissione al reparto. Una volta accertato che non ci siano situazioni di rischio di contagio, al partner vengono forniti dal personale infermieristico mascherina ffp2, camice monouso e calzari prima di accedere al blocco parto per assistere alla nascita.

Ad Andria invece tutto "tace": «già prima – come racconta una nostra lettrice – i papà raramente potevano assistere alle ultime fasi del parto, ma ora non possono neanche accedere al reparto. Questo non permette di creare quel legame magico, speciale che i genitori sperimentano nelle prime ore di vita dei propri figli; a ciò si aggiunge che le mamme, provate dal parto, non hanno nemmeno la possibilità di gioire guardando il neonato tra le braccia di colui che ha contribuito a generare questa vita. Che cosa si aspetta ad adeguarsi alle buone prassi che stanno prendendo piede in altri ospedali?».

In effetti, con opportune procedure, riteniamo sia il caso di riaprire senza indugi almeno ai papà, nell'attesa che questa pandemia cessi completamente e porti via con sè tutte le privazioni che ha causato – e non solo nel reparto di Ginecologia e Ostetricia.

mercoledì 19 Maggio 2021

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti
Incoronata Di Stasi
Incoronata Di Stasi
2 anni fa

Che dire…..
Sono veramente disorientata nel prendere coscienza di tutto ciò.
Il momento più bello sia x il bambino che per i genitori trasformato in un vero incubo. Si può fare tutto tranne assistere al vero miracolo della nostra vita. Quando al papà gli viene negato di provare la gioia di ascoltare il battito del cuoricino del proprio bambino durante i nove mesi , non gli si può negare anche la gioia di vederlo venire alla luce..
Le mascherine e i camici che indossano i dottori allora non sono efficaci?….
I tamponi allora?
Vorrei dire a coloro che si oppongono: non è punendo le famiglie che ci si difende dal covid .

Riccardo
Riccardo
2 anni fa

Il Virus circola su due gambe….Evitare circostanze che potrebbero essere devastanti specie in un ospedale pubblico (e non). Quindi penso che un po' di pazienza per vedere il bebe' non sia cosi' grave.