Attualità

Federico II di Svevia e la Murgia

Vincenzo D’Avanzo
Dobbiamo mettere in condizione i turisti e gli abitanti di godere di quel territorio. È una ricchezza immensa che finora non siamo riusciti a intercettare
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Come conviene agli imperatori consapevoli del loro ruolo,Enrico VI di Svevia e Costanza d’Altavilla avevano programmato per bene la nascita dell’erede al trono: Federico II doveva nascere a Natale, in modo che tutti capissero quale era il futuro che gli toccava. Si erano sposati tardi e Costanza aveva passato molto tempo in convento: rimase incinta che aveva 40 anni suonati: età pericolosa allora per un parto tanto che i pettegolezzi parlavano di una pancia finta: tutto sembrava una messinscena per dare il primogenito all’imperatore, non importa se il figlio fosse di un cortigiano o di genitori destinati a essere eliminati. Per dimostrare la veridicità dell’evento nell’approssimarsi del parto Costanza si mise in viaggio per raggiungere il marito impegnato a Palermo nei festeggiamenti per la incoronazione imperiale fissata proprio per il giorno di Natale. Doveva essere una festa doppia quel giorno. Costanza non si mosse con l’asinello bensì con cavalli e carrozze: avevano castelli e palazzi lungo il regno dove eventualmente partorire in caso di urgenza.  

La questione era seria: da essa dipendeva il destino dell’Impero. Nei pressi di Iesi Costanza cominciò ad avere le doglie: si fece portare in quella cittadina e nella piazza grande fece allestire la tenda imperiale. Dovevano assistere al parto tutte le donne sposate che avevano partorito: erano loro che dovevano certificare che il bambino nasceva effettivamente da Costanza. Tutte circostanze che fecero slittare la nascita al 26:  il Bambinello di Betlemme volle chiarire subito i ruoli dei due: lo splendore del primo era universale (comprendente cielo e terra), lo splendore del secondo era solo terreno, il primo era eterno il secondo temporaneo. Chiedo scusa per il raffronto, ma Federico II, che in Dio ha sempre creduto nonostante le traversie con il Papa, tanto da morire con il saio, veramente in vita aveva creduto di poter essere alla pari o almeno il prediletto di Dio.Non fu il Papa a chiamarlo un giorno “Unto del Signore”?

Da grande Federico fece costruire 68 castelli in Puglia e un numero imprecisato di palazzi. A lui piaceva la Puglia più di ogni altro territorio, tanto che pur avendo la sede imperiale a Palermo egli trascorreva la maggior parte del suo tempo nella nostra regione girando da un castello all’altro. Tutti i castelli avevano le torri in modo da poter comunicare i suoi spostamenti con il fumo delle torce. Puer Apuliae fu l’appellativo che gli affibbiarono i contemporanei e che lui mantenne con grande orgoglio. Nei suoi scritti la definiva pupilla dei suoi occhi, giardino delle delizie, terra amabile. In particolare egli amava le colline garganiche (a Foggia fece costruire la sua reggia più sontuosa) e quelle della Murgiadove fece costruire il monumento alla sua potenza e scienza. La presenza di molti borghi abitati dava vita alla sua natura effervescente.

Qui egli si avventurava cantando serenate notturne alle belle donne sconosciute che abitavano quelle stradine minuscole ma profumate. Per le donne murgiane scriveva poesie d’amore e tante di loro, con i mariti o senza, venivano ospitati a corte a condizione che sapessero vivere: anche i poveri potevano avere fortuna purchè bravi. Questo spiega perché ci teneva che anche i poveri potessero coltivare la terra. Nei suoi testi troviamo due principi fondamentali: tutte le terre devono essere coltivate e se non sei in grado di coltivarle lasciale al tuo vicino. Principi rivoluzionari per quei tempi quando principi, duchi e conti erano intenti all’accaparramento.

Fu durante una di queste scorribande notturne che si fermòcasualmente a parlare con una giovane donna. La miseria la costringeva a migrare da un borgo all’altro alla ricerca di condizioni di vita accettabili. Federico ascoltò le sue lamentele con molta attenzione poi diede disposizione di trovare nei paraggi un terreno abbandonato e con la sua autorità lo attribuì alla famiglia di quella bella donna della cui intelligenza si era invaghito. Federico ha dato prova nella sua vita di essere un personaggio crudele soprattutto con gli avversari che faceva decapitare a cuor leggero. Però era impastato anche di buoni sentimenti. Sono queste contraddizioni che spesso fanno grande un personaggio, ovviamente non sono d’accordo le vittime. Genio e sregolatezza.

L’asse Barletta Melfi fu il terreno sul quale volle sperimentare la sua genialità. Di tutti i castelli da lui costruiti egli tracciava personalmente il disegno lasciando agli altri il progetto e la realizzazione. Ogni disegno era un tentativo di perfezionare il precedente. Aveva viaggiato molto e quindi riusciva a mettere insieme le diverse culture ed esperienze. Un giorno chiese ai suoi astronomi, matematici, artisti: voglio un concentrato di bellezza e verità. Aveva appena ammirato la piramide di Cheope e aveva visto in quella opera un concentrato di matematica, astronomia, bellezza ecc.

Ma che forma gli diamo, chiesero i suoi dotti? E Federico, a cui piaceva la cultura e aveva appena fatto costruire la torre ottagonale del santuario di san Michele sul Gargano, disse che l’otto era il numero magico in tutte le religioni. Dove lo costruiamo: sulla più bella collina della murgia in modo che io possa vederlo anche da Barletta. Tra l’uno e l’altro castello doveva esserci vita. E la vita la danno gli uomini. Deve essere un castello per tutti. Ora Castel del Monte è in territorio di Andria. Ma non è stato sempre così. Anche quando noi andriesi ci vantiamo che la trifora guarda Andria a testimoniare l’amore di Federico per la nostra città diciamo cosa non vera: la finestra trifora guarda a est perché il primo raggio di sole ogni giorno doveva entrare subito nel castello. Patrimonio universale: noi ora ne siamo i custodi. E anche quando fu costretto a espiantare degli alberi perché serviva la legna per la costruzione, ci tenne che la vita non fosse distrutta: la vita in tutti i sensi: quella della natura e quella dell’uomo.

Nota. “tutte le terre devono essere coltivate altrimenti le prende il tuo vicino”, anche lo Stato. Il comune di Andria e non solo è chiamato ancora a difendersi dal rischio di vedere la Murgia ricettacolo di scorie nucleari. È un battaglia periodica che speriamo di vincere ancora. La riforma fondiaria tentò, come era nei tempi antichi, di ripopolare quel territorio creando borghi e villaggi in modo da favorire l’insediamento della popolazione e la coltivazione di quei terreni come ben aveva previsto Federico II di Svevia. La mancanza di supporti tecnici e la carenza di sicurezza portò ad abbandonare quegli insediamenti e quindi anche quei terreni. Subito arrivò l’esercito che individuò quel territorio utile per le esercitazioni militari. Movimenti di opinione riuscirono ad allontanare l’esercito ma si è lasciato il deserto. Con la conseguenza che facciamo poesia nell’esaltare la bellezza naturale, la molteplicità della fauna e della flora. Ma questa è letteratura, perché facendo un giro scopriamo poi la miseria di un territorio abbandonato a se stesso, ricco di spazzatura e depositi velenosi. E tutta la bellezza del territorio va a farsi benedire. Nemmeno la collina del castello è esente da questa situazione tanto che non riusciamo ad attrarre i visitatori stanziali. Fanno numero i pullmann che vengono attratti dalla sua fama mondiale ma nessuno si ferma sia pure per un gelato. Quando si pensò a un Parco all’inizio degli anni novanta, protagonisti furono il vostro narratore, allora capogruppo consiliare a Bari per la DC, e il consigliere Ventricelli di Gravina per il PCI. Il primo convegno sul tema si tenne ad Andria e a Castel del monte nel 1992. Tutti erano concordi allora che il parco doveva essere vivo, occorreva incentivare l’iniziativa privata e pubblica non reprimerla. Uno studio tecnico romano abbozzò un piano per la difesa della natura e del patrimonio archeologico da Canne della Battaglia all’uomo di Altamura. Era lo spirito delle due riforme agrarie. L’ente parco e la regione se vogliono allontanare definitivamente la tentazione di utilizzo negativo del territorio, lo ripeto ancora una volta, devono mettere mano a un grande piano regolatore intercomunale dove si fissano le regole su cosa coltivare e come coltivare: la produzione biologica può essere una soluzione per mantenere la fauna e la flora tradizionale: come costruire e dove costruire, quali le caratteristiche da dare alle costruzioni ecc. Dobbiamo mettere in condizione i turisti e gli abitanti di godere di quel territorio. È una ricchezza immensa che finora non siamo riusciti a intercettare. Negli anni novanta l’amministrazione provinciale riuscì ad animare il dibattito tra tecnici, professionisti, associazioni. Noi abbiamo un’amministrazione giovane: esca dal recinto della politica, utilizzi bene i fondi che per fortuna le stanno piovendo addosso, ma stimoli le energie vive della città e degli enti Provincia e Parco per programmare il futuro.

Per l’Europa e l’Italia sarebbe un ottimo investimento.

domenica 23 Gennaio 2022

(modifica il 11 Aprile 2022, 9:16)

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Andriese
Andriese
2 anni fa

Molto bello,complimenti.

Lepoldo Quinto
Lepoldo Quinto
2 anni fa

Narrazione ricca di spunti fantasiosi e poco credibili nella prima parte e di prese di posizione sbagliate sull'uso del territorio del Parco nella seconda.
Non credo che i fondi stiano piovendo addosso alla città “per fortuna” ma grazie ad una incessante azione per intercettarli.
Nel complesso una elegia del passato che, per fortuna,è remoto

Nicola Di Teo
Nicola Di Teo
2 anni fa

Come sempre non sappiamo valorizzare i nostri territori.

Merafina Giuseppe
Merafina Giuseppe
2 anni fa

Soltanto una persona sensibile ed onesta nei confronti della propria terra, ed altresi innamorata davvero della stessa, può scrivere e descrivere tale storia. Grazie Vincenzo

Angela zaccaro
Angela zaccaro
2 anni fa

Concordo con quanto detto e suggerito dal dott.D’Avanzo

andriesedeluso
andriesedeluso
2 anni fa

per valorizzare il grande patrimonio andriese … bisogna iniziare dalle piccole cose … un caffè … un povero piccolo caffè in una splendida domenica di fine gennaio con centinaio di turisti è una impresa ardua … poi ci mettiamo strade rovinate … bagni fatiscenti e carenza di guide.
penso che non sia impossibile attuare le basi per intavolare un successivo piano di rilancio