La storia

«Lasciamo Andria, andiamo a lavorare in Svizzera»: la storia di due andriesi, Francesca e Nunzio

Luca Ciciriello
Famiglia
«Lì il lavoro non viene pagato meno di 25 euro all'ora, qui, invece, circa 6 euro e oggi, con i vari aumenti in bollette e nel cibo, abbiamo difficoltà a raggiungere la fine del mese»​
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«Abbandoniamo Andria, andiamo a lavorare in Svizzera: qui non ci vengono garantiti diritti, abbiamo un contratto part time pur lavorando full time e facciamo straordinari non retribuiti»: a raccontarlo sono Francesca e Nunzio (nomi di fantasia a tutela della loro privacy), trentenni sposati da un anno. Lei è estetista, lui salumiere. Hanno scelto la Svizzera perché lì ci sono parenti e amici andriesi. Proprio loro li hanno rassicurati sul fatto che c’è un tenore di vita differente. «Stando a quanto vivono le persone a noi vicine – dichiara Nunzio – lì il lavoro non viene pagato meno di 25 euro all’ora, qui, invece, guadagno circa 6 euro. Oggi, con i vari aumenti in bollette e nel cibo abbiamo difficoltà a raggiungere la fine del mese». 

Francesca racconta che col Covid la sua situazione lavorativa è peggiorata: «Sono stata due anni in cassa integrazione pur andando ugualmente a lavorare a tempo pieno. Ancora oggi ho stipendi arretrati. Poi – continua – ho avuto anche problemi di salute e ho affrontato spese impreviste».

Da un report dei Centri per l’Impiego della Bat è emerso che nel territorio provinciale sono aperte 340 posizioni lavorative. Nunzio, però, non si è mai rivolto a strutture pubbliche di questo tipo «perché – dice – non ho alcuna fiducia». 

I due, che non nascondono di volere un figlio ma solo con una stabilità economica, desiderano anche più tempo da vivere insieme: «Cerchiamo serenità, vorremmo dedicarci ai nostri hobby, alle nostre passioni, magari organizzare una vacanza».

Infine, dicono di non essere spaventati dal fatto di non conoscere la lingua: «I nostri parenti ci hanno assicurato che il Comune che ci ospiterà permette agli stranieri di frequentare corsi di tedesco a costi ridotti o, addirittura, gratuitamente. Non sarà facile – conclude Francesca – ma ci provo, sono stanca di lavorare senza soddisfazioni».

mercoledì 6 Luglio 2022

(modifica il 2 Agosto 2022, 11:13)

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Salvo
Salvo
1 anno fa

Questo è il progresso e il benessere! 50 anni fa mio padre è emigrato per le stesse motivazioni (e così tanti altri) ( comunità braccianti docet) ora lo fanno i nostri figli. Che squallore. Ragazzi vi auguro il meglio.

Rosa Di Bari
Rosa Di Bari
1 anno fa

Sono d'accordo per la scelta che fate ,purtroppo con malincuore si fanno delle decisioni non belle distanti da valori fam. dai propri cari dalla città che si ama,qui nn c'è speranza per le giovani generazioni. Buona fortuna ragazzi. ❤

Andriese
Andriese
1 anno fa

Avete tutta la solidarietà. Nel nostro paese, non solo Andria, l'Italia è da condannare per come viene gestita la politica. Siamo arrivati al punto di essere inermi di fronte a degli incompetenti poltronisti. Il nostro tenore di vita dipende dalla cabina di regia, hanno ridotto le nostre vite a una prospettiva alienante, questo è grave. La loro è una politica di “tagli” e un affossamento della cellula della società, la famiglia.

Flavia GRANDE
Flavia GRANDE
1 anno fa

…in bocca al lupo e buona fortuna

Leonardo Guglielmi
Leonardo Guglielmi
1 anno fa

Considerazione giusta ed amara di due cittadini andriesi i quali sono costretti ad emigrare per migliorare la loro condizione di vita.

Enzo
Enzo
1 anno fa

Denunciare è sempre importante per far conoscere lo stato di degrado della situazione lavorativa! Bravi ragazzi fate bene ad andar via