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Memoria Nueva, appunti di viaggio dei fratelli andriesi

LA REDAZIONE
Stefano e Agostino: «L'esperienza che stiamo vivendo è così intensa che il tempo ha perso del significato che conoscevamo»
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«Incredibilmente sono passati due mesi da quando siamo partiti». Scrivono così i fratelli andriesi Stefano e Agostino Petroni coinvolti nel viaggio in alcuni villaggi del Sud America alla scoperta di stili di vita e alimentari lontanissimi da quelli dell' Europa.

«L'esperienza che stiamo vivendo è così intensa che il tempo ha perso del significato che conoscevamo. Oggi ci siamo svegliati, doloranti per le centinaia di punture sui nostri corpi, e ci siamo resi conto che ci tocca prendere un volo per la Colombia. La squadra è ora al completo. In Brasile eravamo in tre, ed ora altri due campioni si sono aggiunti al team. Con la loro esperienza ed il loro carisma, Daniel e Luke sono arrivati da New York a raccontare con noi storie di resilienza. Sono anni che Luke viaggia per il mondo con il fine di dar voce a persone che altrimenti non avrebbero come raccontare le loro verità denigrate: è un creativo che con acutezza riesce a visualizzare immagini che vi sorprenderanno. Daniel invece ha portato con sé un pò di magia, cioè la capacità di creare emozioni attraverso la musica. É impegnato nella creazione della colonna sonora del film, ed insieme a musicisti locali darà ritmo a Memoria Nueva. Quindi ora siamo in cinque. Cinque teste pensanti, con caratteri forti e diversi, che condividono tende, amache e qualsiasi spazio vitale possiate immaginare. Immaginate quindi come una convivenza del genere, così estrema, non sia semplice: chiudiamo gli occhi, respiriamo, ci adattiamo e formiamo un gruppo strepitoso.

Quando Gael, compagno di Università di Scienze Gastronomiche, ci raccontava del popolo Maya, nella nostra ignoranza scolastica colonialista, pensavamo fosse un popolo estintosi, sterminato dagli spagnoli qualche secolo fa. Nella nostra mente vedevamo solo piramidi mistiche e leggende narranti la fine del mondo. In effetti con la fine del mondo penso ci abbiano azzeccato: atterrare a Cancun e trovarsi davanti ad una distesa infinita di resort colossali, dopo aver vissuto per un mese con il popolo Kalunga, nel silenzio del nulla, abbiamo percepito tutto ciò come una catastrofe. Ma i Maya dove sono? Gael ci aveva raccontato che esistevano ancora, ma di loro nessuna traccia: solo negozi luccicanti di H&M e Seven Eleven.

Saban è stata la comunità Maya che ci ha ospitato. Al centro del "triangolo Maya", è un paesello che nasconde e preserva ibridamente la sua identità preispanica. Ben diverso dal villaggio indigeno che ci aspettavamo, con un negozio Corona sulla sua strada principale e Coca Cola come bevanda da grande occasione. Ma quindi ci viene da chiedere: cosa cercavamo? Il romanticismo di documentari stravaganti di National Geographic o la verità della resilienza? Resilienza significa esser capaci di adattarsi ai cambiamenti senza perdere la propria cultura, e Saban e la sua gente ne sono un grande esempio. Abbiamo faticato un pò a capirlo. Dietro case di mattoni non ancora terminate si nasconde il cuore maya: quello che usa la sua lingua ancestrale; quello che ascolta la natura; quello che si cura con la natura; quello che negli spiriti della foresta e negli dei della milpa crede con fermezza e quello che con calore ed amore riceve nella propria casa sconosciuti venuti dall'altra parte del mondo. Quindi cosa significa essere indigeni? Lascio questa domanda aperta e vi lascio pensare: vi daremo nostra opinione in maniera visuale.

Qui in Messico, oltre ad aver trovato un grande amico, abbiamo trovato un ragazzo del mondo, che dopo aver studiato per anni in Italia ha deciso di tornare alla sua terra, alla ricerca della sua identità. Il miele e le api meliponas ci hanno fatto viaggiare attraverso una cultura e Gael con il suo amico Maya, Efrain, sono stati le nostre guide. Un miele fatto da api senza pungiglione, buonissimo, totalmente diverso da quello che noi conosciamo, e con un grande valore identitario: per i Maya rappresenta la comunità, ed è usato principalmente come medicina.

È stato un mese altalenante, pieno di emozioni e scoperte. Abbiamo insegnato per due giorni , nella campagna di Muna, un workshop sull'empatia visuale per bambini e ragazzi della zona, per coinvolgere e ringraziare la terra che ci ha ospitato. Abbiamo trovato una piramide dimenticata da millenni nel mezzo della giungla, e ci siamo sentiti un po Indiana Jones. Ho visto le stelle quando qualche giorno fa pensavo di essermi rotto l'alluce del piede sinistro contro una roccia nella sabbia. Abbiamo penato per una settimana dopo essere tornati dalla jungla ed aver dormito accanto a delle galline: siamo tornati in città pieni di pulci. Esperienza terribile, un prurito costante che non ti lascia dormire ed un corpo costellato di punti rossi. Profumiamo tutti di shampoo per cane, dopo aver scoperto che usarlo poteva essere una buona soluzione.

Questo mese passato in Messico è stato speciale, sapido, con un retrogusto dolce ed una lunga persistenza, buono come il miele delle api meliponas che ci hanno aperto ad una cultura che pensavamo non esistesse più.

Continuate a seguirci su facebook e scriveteci se vi fa piacere. Tra qualche giorno ci immergeremo nella prossima comunità, con il popolo Wajuu, nella Guajira Colombiana.

Un abbraccio, Luke, Daniel, Stefano, Sava e Agostino».

martedì 13 Dicembre 2016

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