Attualità

Gennaio di sangue nei Paesi ‘teatri’ di guerre

Geremia Acri
La strage degli innocenti non si ferma
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Chi paga le conseguenze sono soprattutto loro: i bambini vittime innocenti di guerre crudeli e senza fine. Costretti a vivere tra gli avanzi, rovine, macerie, detriti, senza gioco, scuola, cibo, acqua e cure per interi giorni, settimane, mesi e anni.

Le loro sono storie di un’infanzia negata, spezzata, deturpata e rubata, e di un futuro incerto intravedendo solo il ricordo di una casa, ma pieno di: tristezza, angoscia, paura, infelicità e rabbia.

Perché tanti e tutti ci commuoviamo davanti ai loro grandi occhi tristi, ma nessuno dei potenti, di chi può fare qualcosa, mette in campo piani risolutivi per frenare e chiudere, definitivamente, situazioni alla deriva?

Solo nel mese di Gennaio, a causa delle crescenti violenze e conflitti in Siria, Yemen, Libia, Iraq e Palestina in Medio Oriente e Nord Africa hanno causato la morte di almeno 83 bambini è quanto denuncia l’Unicef.

Una strage di minori che non conosce tregua, anzi continua ininterrottamente. L’Unicef ha offerto un report dettagliato della situazione in questi paesi devastati dal conflitto.

In Siria, in quella terra martoriata, il conflitto si appresta ad entrare nell’ottavo anno, con l’intensificarsi dei combattimenti nel paese nelle ultime quattro settimane 59 bambini sembra siano rimasti uccisi.

In Yemen, le Nazioni Unite hanno accertato la morte di 16 bambini a causa di attacchi in tutto il paese. L’Unicef sta ricevendo notizie di bambini uccisi e feriti ogni giorno, mentre il conflitto aumenta in tutto il paese.

A Bengasi, nella parte orientale della Libia, durante un attacco suicida sono rimasti uccisi tre bambini. Altri tre sono morti mentre stavano giocando vicino a un ordigno inesploso – un quarto bambino è ancora in condizioni critiche in seguito all’esplosione.

Nella città vecchia di Mosul, in Iraq, un bambino è stato ucciso in una casa piena di esplosivi.

Un ragazzo è stato ucciso in un villaggio vicino a Ramallah, nello Stato di Palestina.

Durante un temporale invernale in Libano, 16 rifugiati, fra cui quattro bambini, sono morti assiderati mentre cercavano di scappare dalla guerra dalla vicina Siria. Un numero molto maggiore di bambini sono stati ricoverati in ospedale con ustioni da freddo.

Il Direttore regionale Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa, Geer Cappelaere, ha reso noto che nel triste mese di gennaio, i conflitti e le violenze in Medio Oriente e Nord Africa “hanno ancora una volta avuto conseguenze devastanti sui bambini, uccisi durante i conflitti in corso, in attacchi suicidi, o morti assiderati mentre scappavano da zone di guerra. È semplicemente inaccettabile che i bambini continuino ad essere uccisi e feriti ogni singolo giorno”. E ha aggiunto che questi bambini hanno pagato il prezzo più alto per guerre per cui non hanno assolutamente alcuna responsabilità. Sono bambini, bambini!”. Vite stroncate e famiglie distrutte per sempre dal dolore.

Ora bisogna fare i conti non solo con le vittime, che non sono centinaia, non migliaia, ma milioni di bambini in più che, nella regione del Medio Oriente e del Nord Africa “sono stati privati della loro infanzia, mutilati per tutta la vita, traumatizzati, arrestati e trattenuti, sfruttati, non sono potuti andare a scuola e non hanno potuto avere accesso ai servizi sanitari più essenziali; è stato negato loro anche il diritto fondamentale di giocare. Tutti insieme continuiamo a non riuscire a fermare la guerra contro i bambini. Non abbiamo nessuna giustificazione. Non abbiamo motivo di accettare tutto ciò come una nuova normalità”.

Nei paesi teatri di terra è di scena il concetto gattopardiano secondo cui tutto cambia per non cambiare. Le logiche del sistema liberale-capitalista occidentale mettono in conto di sganciare bombe di far morire bambini ma anche di denunciare fame e povertà. Fino a quando la contraddizione terrà in pugno le sorti di milioni di persone?

“I bambini possono anche essere stati messi a tacere, ma le loro voci continueranno ad essere ascoltate. Il loro messaggio è il nostro messaggio: la loro protezione è prioritaria in ogni circostanza, come secondo il diritto bellico. Infrangere questa legge è uno dei crimini più atroci e mette a rischio il futuro” ha concluso il direttore regionale Unicef per il Medio Oriente e il Nord Africa.

Ci sono cose da fare ogni giorno:

lavarsi, studiare, giocare,

preparare la tavola,

a mezzogiorno…

Ci sono cose da fare di notte:

chiudere gli occhi, dormire,

avere sogni da sognare,

orecchie per non sentire…

Ci sono cose da non fare mai,

né di giorno né di notte,

né per mare né per terra:

per esempio, la guerra.

(Gianni Rodari)

mercoledì 14 Febbraio 2018

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