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La Fondazione Pugliese per le Neurodiversità si presenta alla comunità

La Redazione
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La Fondazione Pugliese per le Neurodiversità si presenta alla comunità
La finalità: garantire l'assistenza sociale e socio-sanitaria in favore di persone affette da neurodiversità, affinché sia loro consentito il diritto inalienabile ad una vita libera e tutelata, il più possibile indipendente
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La “Fondazione Pugliese per le Neurodiversità – Ente del Terzo Settore” (costituitasi lo scorso 28 maggio, su impulso di Francesco e Claudia, genitori di un ragazzo “speciale” e di un nucleo di 30 fondatori tra cui la Diocesi di Andria),si è presentata ufficialmente alla comunità, lo scorso venerdì (26 ottobre) nella sala dell’auditorium “Lotti – Umberto I” in una serata che si è rivelata ricca di gente (oltre 650 le presenze registrate e censite), di emozioni e di contenuti.

A fare gli onori di casa il presidente della Fondazione, l’avv. Francesco Bruno, che ha accompagnato pubblico e ospiti in un percorso emozionale intenso, spiegando come è nato l’Ente e quale la sua mission, definendo l’autismo e la neurodiversità come un dono, pur nella sua cruda drammaticità. «Parlare di neurodiversità è complicato e può spaventare – ha commentato l’avv. Bruno -, ma non si può omettere di farlo, anzi: bisogna avere il coraggio di chiamare ogni cosa con il proprio nome e sforzarsi di essere semplicemente UMANI, cioè di dimostrare comprensione, amore per il prossimo, spirito di solidarietà. Creare una rete di supporto, di condivisione; lavorare sulla consapevolezza per abbattere l’indifferenza; intessere legami per vincere la solitudine; inculcare il concetto di inclusione, di inserimento nel sociale, nel nostro difficile sociale, soprattutto in questo meraviglioso Sud spesso incapace di esprimere al meglio le sue potenzialità».

La Fondazione, che non ha scopo di lucro, si propone esclusivamente finalità di solidarietà sociale; essa intende arrecare benefici a persone affette da neurodiversità riconosciuta e certificata, con particolare riguardo nei confronti di soggetti adolescenti e adulti affetti da autismo e sindromi correlate, operando nel settore dell’assistenza sociale e socio-sanitaria.

La Fondazione, inoltre, intende garantire l’assistenza sociale e socio-sanitaria in favore di persone affette da neurodiversità, affinché sia loro consentito il diritto inalienabile ad una vita libera e tutelata, il più possibile indipendente nel rispetto della loro dignità e del principio delle pari opportunità.

Sua Eccellenza mons. Luigi Mansi, quale socio fondatore, è intervenuto spiegando cosa ha spinto la Chiesa a sostenere ed abbracciare un progetto di impulso privato, ponendo l’accento sulla necessità che l’intera Comunità si faccia carico di sostenere le famiglie che vivono il dramma della neurodiversità, ormai sempre più numerose. «Insieme si ottengono più risultati, a beneficio delle persone disagiate. Tante volte ragazzi, giovani che hanno questo tipo di problematiche non godono di una assistenza e di una attenzione adeguata alla loro condizione. Questa Fondazione vuole unire le forze per attirare poi l’attenzione delle istituzioni, affinché chi vive questo disagio venga aiutato, sostenuto e accompagnato in futuro».

I numeri della neurodiversità certificata sono inquietanti, si parla ormai di un rapporto 1 a 50, come spiegato e illustrato da un altro relatore ospite della serata, il dott. Luigi Mazzone, neuropsichiatra infantile presso l’Università di Tor Vergata – Roma: «Perno fondamentale per trattare la neurodiversità è l’inclusione: i neurodiversi non possono essere emarginati, lasciati a se stessi ad incrementare quella solitudine in cui la loro diversità li relega. Includerli, coinvolgerli, integrarli. Questa la strada per provare a recuperarli e a dar loro quella dignità sociale che la diversità toglie». Ottimo strumento di inclusione è lo sport, tanto che il dott. Mazzone ha costruito il modello di AITA – Summer Camp, destinato a bambini e giovani neurodiversi che durante il periodo estivo si cimentano in attività ludico-sportive a stretto contatto con i loro coetanei neurotipici.

Questo stesso modello è stato già importato dalla neonata Fondazione Pugliese, che proprio lo scorso periodo estivo (giugno e luglio) ha organizzato con successo il primo Summerc Camp – AITA Puglia, sperimentando con successo il progetto di inclusione.

Tra gli ospiti della serata anche il Procuratore Generale della Corte di Cassazione, l’andriese dott. Riccardo Fuzio, pure lui socio fondatore dell’Ente Pugliese, che ha dato il suo contributo di uomo delle istituzioni, rimarcando il concetto che la Fondazione nasce anche per colmare un vuoto istituzionale e intende operare nel settore con criteri di eccellenza e massimo rispetto della persona umana. «Iniziando ad allargare la conoscenza da parte della scienza sul mondo delle neurodiversità, non poteva lasciarmi insensibile il progetto della Fondazione non solo come persona ma come rappresentante delle istituzioni che da oltre 41 anni ha avuto l’opportunità di acquisire esperienze di persone e di realtà che chiedono attenzione allo Stato perché su questo tema, sulla dignità delle persone, sul loro status, oggi particolarmente la magistratura e la Corte di Cassazione è molto presente».

Quelli che oggi sono bimbi neurodiversi (o autistici o affetti da sindromi correlate), saranno presto giovani e poi adulti e per loro, terminato il periodo scolastico, vi è il vuoto, il vuoto più assoluto. Che fare, quindi? La Fondazione Pugliese si è ispirata ad una realtà già esistente, “Casa Sebastiano”, intendendo arrivare a realizzarne una nel nostro territorio. Durante la presentazione è intervenuto il cav. Giovanni Coletti, padre di due donne neurodiverse, presidente della Fondazione Trentina per l’Autismo, attraverso cui, con l’ausilio di interventi pubblici e privati, si è giunti ad inaugurare una struttura all’avanguardia, unica nel suo genere per tipologia di costruzione, allocazione paesaggistica, offerta formativa e di inclusione socio-lavorativa, e tanto, tanto altro.

Un “dopo di noi” con possibilità di residenzialità e semi-residenzialità, dove i neurodiversi, perfettamente integrati attraverso percorsi specifici e tutoraggio continuo, possono continuare a vivere in una casa, anche quando i loro genitori verranno a mancare: «Le istituzioni e la popolazione tutta devono sentirsi sollecitate e trascinate da iniziative private come questa perché sono tenute a dare una risposta a tante famiglie che vivono l’angoscia di non sapere chi e come si occuperà un domani dei loro figli diversi. E’ inutile prendersi in giro – ha proseguito Coletti – , servono risorse per realizzare questo progetto, tante risorse, ma nessuno può far finta di niente e quindi bisogna unire le energie, bussare a tante porte, inventarsi sempre nuove forme imprenditoriali di reperimento fondi, senza mai vergognarsi né scoraggiarsi, altrimenti ci si perde».

La conclusione è stata affidata a mamma Claudia, che ha condiviso con il pubblico il suo personale, personalissimo punto di vista rispetto alla neurodiversità di Alessandro, a come l’ha vissuta, metabolizzata, elaborata e trasformata in idea di ricchezza per la Comunità. Immediata e suggestiva la scelta di spiegare le sue sensazioni in questo viaggio nella neurodiversità di un figlio, attraverso un passaggio tratto da “Tutti i racconti” di Fredrick Brown.

La Fondazione creerà nuovi appuntamenti di presentazione, rivolgendosi in maniera specifica alle istituzioni, al mondo della scuola, delle professioni, della imprenditoria.

Per ulteriori informazioni: info@fondazionepuglieseneurodiversita.it; cell.: 3357380230 – 3495027939 – 3807580874. Ecco il link Per iscriversi alla community, onde essere informati sulle prossime iniziative della Fondazione.

martedì 30 Ottobre 2018

(modifica il 2 Agosto 2022, 14:03)

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