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​Francesco, la quercia da salvare era lui

La Redazione
«No, Francesco, le querce non muoiono mai ed anche se vengono estirpate e strappate all'affetto dei propri cari vivranno sempre come quelle radici, talmente profonde e diffuse, che continuano a camminare sotto terra»
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L’ultimo saluto in una chiesa gremita da chi lo ha amato in vita e non lo dimenticherà. C’erano familiari, amici, ex alunni, allievi, appartenenti ad associazioni, volontari ed anche esponenti politici ed istituzionali. Tutti a ricordare la quercia recisa improvvisamente, sottratta al bene di chi lo ha conosciuto nel corso della sua intensa ed energica esistenza.

La notizia della morte di Francesco mi ha turbato profondamente. Ci sentivamo e ci vedevamo molto spesso. Sarebbero tantissimi i ricordi che potrei elencare dei momenti trascorsi a parlare di ambiente, di natura e delle tante brutture ed inefficienze che continuano a mettere a rischio questo territorio.

Ricordo ancora la sua chiamata alle 14,17 del 12 dicembre scorso quando, allarmato, mi parlò della quercia monumentale da salvare. Sembrava stesse parlando di salvare un essere umano, anzi di più. La sua voce dal tono stridente e sempre su di tono ad accentuare la necessità di intervenire sempre al più presto, per evitare il peggio. Mi raccontò della quercia allocata in contrada Abbondanza e mi chiese di far intervenire immediatamente la Forestale/Carabinieri, pregandomi anche di predisporre un comunicato stampa. Contattai Riccardo Larosa di Legambiente e gli chiesi di essere compartecipe della nostra iniziativa; accettò immediatamente. Senza perdere tempo predisposi il comunicato stampa ed inviai le P.e.c. ai Carabineri della Forestale di Corato, di Bari e alla Stazione di Andria. Si attivò immediatamente la macchina di intervento e Francesco, con la sua chiamata alle 18,10 del 18 dicembre mi disse: “Savì, l’albero non viene più abbattuto”. Si, la voce emozionata di quell’uomo, forza della natura, che quasi piangendo mi comunicava la sua felicità nell’essere riusciti, insieme, ad evitare la morte di quella quercia. Ho salutato Francesco per l’ultima volta sabato 12 gennaio, guardando il suo corpo privo di vita che, dalla bara trasparente, sembrava volermi dire: “Savì, hai visto: la quercia abbattuta ora sono io”.

Ed io gli avrei risposto: “No, Francesco, le querce non muoiono mai ed anche se vengono estirpate e strappate all’affetto dei propri cari vivranno sempre come quelle radici, talmente profonde e diffuse, che anche se l’albero non lo vediamo più continuano a camminare sotto terra, sotto quella terra che hai calpestato per tanti anni alla ricerca e rimozione di tutto quello che violentava il nostro territorio.

I tuoi “figli”, quegli allievi che tu hai “costruito” e fatto diventare uomini sapranno continuare ad alimentare quelle radici perché spesso, molto spesso, non è quello che appare in superficie ciò che vale di più ma ciò che alimenta e nutre. Quel nutrimento spesso, troppo spesso è invisibile, soprattutto a chi non sa guardare a fondo e “oltre”, come invece sapevi fare tu e come tu hai insegnato agli altri a fare.

Ciao, Francesco. Ci sono storie, ci sono avventure, ci sono emozioni e battaglie che non finiscono mai e che non si dimenticano mai.

domenica 13 Gennaio 2019

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