Le favole hanno sempre un lieto fine e nella realtà tutti noi speriamo che quel finale avvolga anche le nostre tiepide vite.
Il Natale è accoglienza, condivisione, è la vittoria del bene sul male e lo è ancor di più se esempi di bene vengono elargiti come perle rare in una società che troppe volte emette giudizi, vive di pre-giudizi e non coglie la profondità d’animo che solo alcune perle rare, e scusate se mi ripeto, sono in grado di trasmettere.
Quante volte, in questo anno che sta volgendo al termine, abbiamo sentito dire, a proposito di un tema troppo deprezzato quale l’immigrazione, frasi del tipo: “perché non te li prendi a casa tua?” Talvolta evitiamo di rispondere perché la domanda porta con sé la precisa intenzione, da parte di chi la propone, di deviare il discorso ed essere quelli che non se ne fregano; serve a cambiare discorso quando invece l’analisi e la risposta è semplice.
Non devo ospitarli a casa mia perché è da folli pensare di risolvere il problema delle migrazioni con le mie sole forze. Ai migranti serve molto più e meglio di quanto potrei garantire io. Serve garantire risposte alle loro esigenze in termini di salute, serve integrazione, lavoro e soluzioni certe che soltanto uno stato di diritto deve trovare.
Dal canto mio, voglio continuare a pagare le tasse nella speranza che servano ad aiutare e finanziare progetti di accoglienza che funzionino.
Quando ci sono, ahi noi, i terremoti, non penso ad accogliere i terremotati a casa mia, piuttosto esigo che lo Stato intervenga con la creazione di centri di accoglienza e strutture adeguate, e aiuti loro a ricostruire la casa persa. Stessa cosa vale se incontrassi una persona ferita per strada…chiamo il 118, non la porto a casa!
I problemi come le migrazioni richiedono soluzioni adeguate e non tifoserie da stadio che si portano dietro sorrisi compiaciuti e polemiche sterili.
Ma tornando alla risposta e all’incipit iniziale di questo articolo, lasciatemi dire che è bello anche sentire risposte del tipo: “qualche volta li ospito anche a casa mia”. È il caso di Daniela Di Bari e della sua splendida famiglia che nel giorno di Natale hanno accolto a casa loro Frank e Benjamin che diversamente sarebbero rimasti nel loro freddo casolare di campagna. Tovaglie e addobbi del presepe, ma anche asciugamani e canovacci confezionati dalla sartoria sociale La Téranga (progetto della comunità Migrantesliberi finalizzato all’inclusione lavorativa), sono stati donati ai due ospiti speciali. Amore e condivisione come nella miglior “tradizione” natalizia, accoglienza nei confronti di chi è solo e lontano da casa: valori di cui tutti “parlano“ ma che non sempre vengono messi in pratica nei fatti.
Dicono che il bene si debba fare in silenzio. Non ne sono poi tanto convinto perché finiremmo per non contagiare gli altri, quelli che continuerebbero a dire: “perché non li ospiti a casa tua?”!
Davvero complimenti a questa famiglia che ha accolto due giovani immigrati nel giorno di Natale.Diciamo la verità ,nessuno di noi avrebbe avuto il coraggio di farlo….quindi Tanto di cappello a questa famiglia!!!!!
Anche la mia famiglia x tutti i giorni di natale ha aggiunto un posto a tavola ospitando un ragazzo africano che altrimenti sarebbe rimasto completamente solo
Chi vi conosce sa che questi ed altri gesti vengono fatti con Amore. Siete speciali per tutto quello che fate. Grazie
Bel gesto ….Grazie
La Bellezza di condividere e di sentirsi famiglia sempre, sempre, reciprocamente.
Bella dimostrazione di accoglienza