Cultura

Rusein i Mariett a Varrett

Vincenzo D’Avanzo
Una giornata al mare, i preparativi del giorno prima e i racconti fantasiosi del giorno dopo
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In questo caldo mese di agosto, riproproniamo alcuni dei più bei “racconti della domenica” di Vincenzo D’Avanzo, che ci accompagnano ormai da tempo tra storia, tradizione e nostalgia.

Il traino procedeva lentamente quella mattina in direzione di Barletta. Era stata una idea di Rusett: “facciamo la salsa sabato in modo che domenica andiamo a Varrett a lavarci nel mare“. Non era peregrina l’idea: in casa non c’erano le docce e per lavarsi completamente bisognava mettere un grosso tino in mezzo alla stanza, andare a prendere l’acqua dalla fontana, riscaldarla al sole e poi bagnarsi uno dopo l’altro prima che l’acqua si raffreddasse. Ovviamente Rusett raccomandava ai tre figli di non giocare con l’acqua: mai parole sono risultate tanto rituali quanto inutili.

Per agevolare il lavoro della salsa si era unita Cumà Mariett, la vicina di casa molto familiare: misero insieme qualcosa come 3 quintali di pomodoro e per evitare il caldo estivo oltre a quello insopportabile che derivava dai tizzoni accesi le due donne avevano deciso di lavorare la notte: il venerdì sera cominciarono le grandi manovre sul marciapiede di casa, con i figli (anche i due di Mariett) indaffarati a dare fastidio, i passanti a fare la domanda più stupida, “la sals stoit a fè?” mentre le due donne si davano da fare per finire il tutto al mattino p arrsdiè (ordinare) la casa prima che i mariti tornassero dalla campagna e mangiare tutti insieme la salsa fresca con la salsiccia come da tradizione, mentre sul fuoco residuo si preparavano i tegami per la gita al mare.

La mattina dopo di buon mattino avevano caricato tutte le vettovaglie sul traino ed erano partiti per il mare. Tra persone, tegami e il barile con l’acqua potabile i la damgianett d r mirr il traino era pesante e il cavallo faceva fatica a salire pendio san Lorenzo: gli adulti fecero quella strada a piedi badando i due uomini che le ruote non tornassero indietro. A piazza Municipio comprarono u mlaun, che poi avrebbero messo a bagno nel mare per rinfrescarlo. Ecco giunti a Mrtoin, dove si prospettava il problema contrario: uno degli uomini scese e attaccandosi con tutte le forze a una fune stringeva la martullein (il freno). Ma proprio a Mrtoin cominciava la festa perché si intravedeva il mare e c’era tutto il tempo per ammirarlo facendo spazio agli occhi tra gli ombrelli aperti per ripararsi dal sole. Intanto si era formata una lunga colonna di traini tutti diretti al mare. Ogni tanto “sfrecciava” qualche bicicletta di giovani che in comitiva se ne andavano per conto loro. Arrivati sulla sabbia di Barletta scaricarono le vettovaglie, alzarono il traino e con una racn lanciata saup a r sdangh crearono una specie di tenda per un po’ di ombra.

Il marito di Rusett, vestito con lunghi mutandoni di tela (l calznitt) legati alla caviglia dalla capscioul, accompagnava il cavallo a rinfrescarsi nell’acqua, poi lo legò al traino con sacco di biadaal collo in modo che non desse più fastidio. Poi diede il braccio alla moglie, che nel frattempo si era sgolata con i ragazzini, e l’accompagnò al mare per il bagno di rito. Siccome la signora aveva addosso un camicione, uscendo dal mare questo aderiva al corpo e quindi ne evidenziava tutte le forme, suscitando i commenti dei presenti: gli uomini si additavano i corpi perfetti delle più giovani, le donne indicavano ai mariti quelle più sgraziate: “sò chiù meggh ioie?” -“Tiue si la meggh”, rispondeva sornione il marito.

I bambini ebbero il loro da fare: entravano e uscivano dal mare in continuazione, nonostante le grida dei genitori che temevano che potessero star male. I due uomini cominciarono a bighellonare sulla spiaggia sotto gli occhi attenti delle mogli che con l’orologio corporeo riuscivano a misurare esattamente quanto tempo l’occhio sostava su una donna o su un’altra. Se a loro il tempo sembrava più lungo del necessario immediatamente urlavano al marito di rientrare perché c’era sempre qualcosa da fare.

Intanto la spiaggia si stava riempiendo di traini allineati e il mare brulicava di persone: tutti a lavarsi per bene, anche con il sapone. Il nuoto era riservato a qualche giovanotto o ragazzuola che in quella zona non erano molti. Ovviamente quei tratti di mare non erano attrezzati di docce, pertanto i più fortunati potevano buttarsi un secchio d’acqua addosso, oppure si esponevano al sole tutto il giorno con le conseguenti scottature. Quando cominciarono ad avvertire la fame capirono che era mezzogiorno e le due donne non pensarono più ai mariti e si diedero da fare per preparare da mangiare: stesero una coperta per terra e cominciarono a scoperchiare i tegami, a uscire le focacce i la damigianett d r mirr, tanto per mantenersi allegri. Ovviamente i profumi eranoavvertiti anche dai traini vicini e, come accade tra il popolino sempre pronto a dare tutto quello che ha, cominciarono a scambiarsi i piatti: “né, commà, assarp la parmigioin”; e l’altra: “vu assaprè u ccl (la focaccia)?, la so mbrnoit stamatoin ( bugiarda, perché al forno era andata il giorno prima)”.

Al vostro narratore capitò una volta di essere invitato saup a nu palazz. Alla fine della conversazione il padrone chiese se “volessi” qualcosa. Il narratore vergognoso propose un bicchiere d’acqua. Il maggiordomo arrivò con un vassoio d’argento, con una caraffa di vetro pregiato, bicchieri di cristallo e l’acqua del rubinetto. I poveri sono sempre più generosi. “Né combà assarp r mirr nust”. Il diavolo si personalizzò in quel bicchiere di vino generosamente offerto. Inconsapevole il marito di Rusett aveva offerto il vino al marito di una sua vecchia fiamma che era a due traini di distanza. Quando questa apparve Rusett, che la conosceva bene per essere una donna che si infilava nelle famiglie altrui, perdette immediatamente l’allegria.

“A roip a moir c stann l pisc – c staun l uagniun ca na ngapiscn- ma staun r fimmn chiù malandrein -c’arrobbn l pisc i l mettn nzein” (a riva a mare ci stanno i pesci, ci stanno iragazzi che non capiscono, ci sono anche le donnemalandrine – che rubano i pesci e se li mettono nel grembo). Rusett si ricordò dello stornello della mamma e quindi si mise in campana.

Secondo lei il marito avrebbe dato appuntamento all’antica fiamma proprio sul mare e proprio davanti a lei. La gelosia femminile spesso ha dell’irrazionale, anche se succede che a volte l’azzeccano. Insomma fu una fatica per Mariett convincerla della occasionalità della circostanza, mettendo a rischio la loro stessa amicizia: “tiue crrò n se?”, ripeteva Rusett. Tuttavia costrinse il marito a mettersi a giocare a carte e non muoversi di lì e questa imposizione fu una fortuna. Infatti a giocare a carte si unì uno che faceva il fattore presso un ricco agrario e tra una partita e l’altra si parlò di lavoro. Quando il fattore seppe della loro capacità di lavoro e soprattutto, dato che erano ancora giovani, della loro adattabilità a qualsiasi lavoro di campagna, propose loro di andare a lavorare con lui. C’era lavoro per tutti i giorni dell’anno.

Non c’erano ancora gli elenchi anagrafici che il sen. Jannuzzi farà istituire di lì a poco e quindi quando non si lavorava, e in campagna capitava spesso per le diverse ragioni, non c’era la paga e nemmeno la disoccupazione. L’idea di diventare salariati fissi per loro fu una prospettiva allettante, per cui accettarono subito l’offerta, dopo aver informato le rispettive mogli, le quali gradirono, anche se poi, rimaste sole, si scambiarono la verità: “almein s n vann da nand ogni nnuie chiss calandriun” ( almeno se ne vanno davanti tutti i giorni….).

Quando il sole cominciò ad essere più tiepido presero la decisione di rientrare. Di nuovo tutti a caricare il traino. Solo che la mattina la fatica era festa ora è malinconia. Appena saliti sul traino i bambini sprofondarono nel sonno, gli adulti invece si misero a chiacchierare per rimanere svegli: c’era per loro un’altra fatica da affrontare: la salita di Muritano (mrtoin): qui scesero le due donne e il marito di cumà Mariett per alleggerire il peso econsentire al cavallo di superare l’ostacolo.

Il giorno dopo chi in Andria e chi in campagna tutti a raccontare le avventure della vacanza, vere o false che fossero tanto a raccontare non si paga.

Dopo una settimana i due uomini presero a lavorare con il fattore che avevano incontrato a Barletta. Ebbero modo di dimostrare il loro valore e il fattore, apprezzandoli, fu generoso con loro. Acasa si maneggiava un po’ di denaro in più. Tanto che l’anno successivo al mare potettero andare più di una volta e per giunta si potettero permettere Trani (che era la meta dei più abbienti) e senza fatica.

Infatti quando Marano diventò assessore con Jannuzzi sindaco si adoperò perché Andria avesse un pulman, vecchio ma funzionante: fu il primo pulman della Tonani che si fermava a piazza Imbriani e faceva prevalentemente la corsa per Trani. Rusett e Mariett convinsero i mariti ad andare al mare con il pulman. L’unica fatica rimaneva preparare l fangutt con i tegami e le vettovaglie varie. Problema che non c’era al ritorno perché tutto finiva nello stomaco: una gazzosa per fare il rutto (proprio come i bambini) e via a pensare alla gita successiva.

Anche la vacanza è una fatica. C’è veramente la vacanza? La parte più bella sono i preparativi (decidere la meta, prenotare, organizzarsi, sognare); la parte più fantasiosa viene dopo con i racconti. Per parafrasare De Crescenzo: i preparativi sono passati, quindi non esistono, i racconti verranno e quindi non esistono. Poiché la vacanza è l’intervallo tra due cose che non esistono è facile capire che non esiste nemmeno lei.

domenica 2 Agosto 2020

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Stl ❤
Stl ❤
3 anni fa

Che bella sorpresa! Menomale che sono andata a vedere. Almeno sognamo un po quei bei tempi andati. Grazie mille e buona domenica ????

Giuseppe S.
Giuseppe S.
3 anni fa

Complimenti al narratore x questo racconto che i giovani d'oggi nn potranno mai capire quello che il passato ci ha insegnato ad apprezzare. Un grosso applauso