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Il prodigio della Sacra Spina raccontato da don Gianni Massaro su TV2000

La Redazione
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Il prodigio della Sacra Spina
Il vicario della Diocesi di Andria racconta il prodigio tra fede e spiritualità
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Don Gianni Massaro, vicario della diocesi di Andria racconta a TV2000 i prodigi della Sacra Spina.

La Sacra Spina, ricordiamo, è ciascuno dei frammenti lignei della corona di spine che, secondo la tradizione evangelica, sarebbe stata indossata da Gesù Cristo durante la Passione, diventando, dunque, uno dei simboli che meglio richiamano la sua atroce sofferenza.

La nostra città, però, non è l’unica a poter vantare la presenza di una reliquia così importante, in quanto i frammenti della corona di spine sono numerosissimi in tutto il mondo. Già un primo calcolo effettuato nel sec. XIX dallo studioso Fleury ne contava circa 200, mentre il più recente censimento datato al 2012 e realizzato da Menna ne annovera ben 2.283, dei quali 995 solo in Italia. Oltre ad Andria, per citare qualche esempio, è possibile venerare Sacre Spine nel duomo di Cremona, nella chiesa di S. Maria Maggiore di Vasto, nel Convento della Sacra Spina di Petilia Policastro a Crotone, nel Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei, ma anche a Vicenza, Pisa e Roma e, più vicino a noi, a Barletta e a Bari, ognuna con una propria storia ed alcune miracolose proprio come quella conservata nella nostra Cattedrale.

Nonostante si sia accertato che la corona di spine fosse, in realtà, una sorta di calotta di rami intrecciati, quindi ben più grande ed articolata rispetto ad un semplice cerchio, sembra comunque ingiustificato un numero così elevato di spine, la cui autenticità a volte è impossibile da dimostrare. È ovvio che il fenomeno pare aver subìto, nei secoli, una crescita esponenziale per tutte le implicazioni religiose e devozionali collegate al prestigio derivante dal conservare una reliquia così sacra.

Tutto cominciò quando, secondo la tradizione cristiana, il re Luigi IX di Francia acquistò dall’imperatore latino di Costantinopoli Baldovino II, insieme ad altre preziose reliquie, l’intera corona che, arrivata a Parigi nel 1239, fu custodita nella Sainte-Chapelle, costruita appositamente, mentre oggi è conservata nel tesoro della Cattedrale di Notre-Dame. In realtà, già in quest’epoca, la corona era solo un anello di giunchi, privo di spine, le quali erano state precedentemente donate dagli stessi sovrani bizantini e, dal momento dell’acquisto, anche dallo stesso Luigi IX, che aveva provveduto ad offrirle alle chiese più importanti della Francia.
Con Carlo d’Angiò alcune spine arrivano in Italia, incrociandosi con la storia di Andria, dove la presenza della Sacra Spina è attestata a partire dal 1308, in seguito ad un dono da parte di Beatrice d’Angiò, figlia di Carlo II d’Angiò, in occasione delle sue nozze con Bertrando del Balzo, duca di Andria.

Come risaputo, quando il giorno dell’Annunciazione, ovvero il 25 marzo, coincide con il Venerdì Santo, avviene il miracolo che, dal 1633, data in cui fu attestato per la prima volta, si è manifestato in vari modi: con rigonfiamenti, con la liquefazione in gocce di sangue vivo delle diciassette macchie violacee presenti sulla spina, fino alla comparsa di escrescenze biancastre argentee di pochi millimetri, una vera e prodigiosa fioritura, avvenuta per la prima volta nel 1842. Un fenomeno attestato con atti notarili riportanti la testimonianza di personalità degne di fede. L’ultimo prodigio della sacra spina risale al 2016, così come ricordato nel servizio allegato in cui interviene don Gianni Massaro.

mercoledì 10 Aprile 2019

(modifica il 2 Agosto 2022, 13:52)

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