«L’esperienza della vita ti insegna a fare delle scelte con lucidità e soprattutto con realistico senso della misura. Devo prendere atto che il mio tempo è finito, con questa fantastica salvezza in serie C, il cui maggiore artefice rimane il favoloso e mai domo tifo andriese».
Giuseppe Catapano lascia ufficialmente la Fidelis Andria. Lo fa con queste parole, figlie di una decisione «sofferta», in virtù della «passione di una vita» per i colori biancazzurri, ma maturata dopo accurate valutazioni. In mattinata, l’imprenditore andriese nel settore edilizio ha rassegnato tramite PEC le sue «irrevocabili» dimissioni dalla carica di vice-presidente del club federiciano, di cui è stato socio fondatore nel 2018. Nella tempesta post fallimento, ha contribuito in prima persona a tracciare la rotta. Senza perdere la bussola, sostenendo con investimenti economici costanti il progetto. Di lui non si ricordano -mai- passi indietro, tentennamenti. Né, tanto meno, polemiche o protagonismi. Per la verità, non si evincono neppure al giorno dell’addio. Questione di stile. E umiltà. Quella che lo ha tenuto con riserbo e compostezza ai margini della finestra mediatica o della ricerca della mera visibilità. Per salvaguardare l’essenziale: il «pallone», nella Città di Federico.
La Fidelis, Catapano continuerà a seguirla. «Non smetterò mai di amarla e onorarla», scrive. Con parole all’apparenza semplici, ma che trascendono la passione. Prima dei dovuti ringraziamenti: «Al presidente Roselli e a tutti i collaboratori che hanno condiviso, dalla rifondazione del 2018, quattro anni di emozioni e sacrifici con amore incondizionato». E dell’augurio per Andria. Affinché, intesa come piazza, scenda in campo. Catapano sceglie di farlo con i versi di un inno storico (scritto da Cristoforo Porro negli ormai lontani anni ‘80, ndr), che faceva più o meno così: “allo stadio la domenica andremo in diecimila(…)”. E che rappresentano «con semplicità, il pensiero di sempre: andare allo stadio. Alè Andria, ovunque e comunque»,