Attualità

«Si percorra la strada dell’educazione degli adulti, eterni adolescenti schiavi dell’apparire?»

La Redazione
In risposta alla nostra provocazione sul senso più vero delle "comunioni" ecco alcune considerazioni di don Domenico Massaro
scrivi un commento 7519

Risale a due giorni fa l’articolo da noi pubblicato sulla modalità di festa per circa1000 famiglie andriesi alle prese con la “Comunione”. Riceviamo oggi e pubblichiamo sulla nostra testata alcune considerazioni, a firma di don Domenico Massaro, che condividiamo con i nostri lettori:

«Volentieri accolgo l’invito (provocazione) del dottor Liso, espresso nell’articolo pubblicato su Andrialive il 23 maggio u.s. Per cui, sento il dovere, in quanto sacerdote e parroco, di manifestare la mia opinione in merito all’argomento della Prima Comunione. Iniziando dalle fondamenta, cercherò di esprimere in sintesi ciò che le parole umane non potranno mai spiegare del tutto. L’Eucaristia è un momento molto importante nella vita di un credente che, come ha affermato papa Francesco, «si colloca nel cuore dell’Iniziazione Cristiana, insieme al Battesimo e alla Confermazione e costituisce la sorgente della vita stessa della Chiesa». Per il Pontefice, infatti, «da questo sacramento dell’amore, scaturisce ogni autentico cammino di fede, di comunione e di testimonianza». Già da queste poche parole, è evidente che la Prima Comunione ha poco a che fare con le bomboniere, i confetti, gli abiti eleganti (simil nuziali) e i pranzi al ristorante che, ahimè, accompagnano l’evento, rischiando di oscurarne il vero significato. Quindi, non posso non essere d’accordo su quanto espresso nell’articolo, di cui sopra, riguardo le espressioni consumistiche di una società, la nostra, che non è capace di far festa.

Nell’attuale società del consumo siamo abituati a rapportarci alle cose, agli uomini, alle esperienze che possiamo fare, in termini di consumo e di assimilazione. Il che significa: siamo abituati a comportarci come se tutto ruotasse intorno a noi stessi e fosse esclusivamente destinato a una nostra fruizione. Tutto: anche il tempo della festa. C’è il rischio, insomma, di lavorare per consumare e di consumare per lavorare. Comprendiamo allora perché è mutato anche il modo di vivere le feste religiose. Tutto è diventato occasione di shopping, di regali, di lauti pranzi (alla faccia dei poveri!); il tempo viene soprattutto impiegato a questo scopo; il tempo è ciò che appunto in questo modo viene consumato. Ed è proprio una tale prospettiva, che ormai si è imposta, che ormai pare condivisa, ciò che fa sì che la festa finisca per configurarsi non solo come un diritto, ma anche come un dovere: il dovere, ad esempio, di divertirsi a tutti i costi.

Pertanto, più che andare alla ricerca di eventuali responsabili (uno sport popolare molto facile da esercitare!), non è il caso che insieme si percorra la strada dell’educazione degli adulti, eterni adolescenti schiavi dell’apparire?

Per papa Francesco, «il gesto di Gesù compiuto nell’Ultima Cena è l’estremo ringraziamento al Padre per il suo amore, per la sua misericordia». E questo sacramento si chiama Eucaristia: è il supremo ringraziamento al Padre, che ci ha amato tanto da darci il suo Figlio per amore. Dunque, «la celebrazione eucaristica è ben più di un semplice banchetto: è proprio il memoriale (ricordare = portare al cuore) della Pasqua di Gesù, il mistero centrale della salvezza. L’Eucaristia costituisce il vertice dell’azione di salvezza di Dio: il Signore Gesù facendosi pane spezzato per noi, riversa infatti su di noi tutta la sua misericordia e il suo amore, così da rinnovare il nostro cuore, la nostra esistenza e il nostro modo di relazionarci con Lui e con i fratelli». Tutto questo nella vita di un bambino accade per la prima volta nella Prima Comunione.

Come far capire questo ai bambini, se l’aria che respirano in famiglia (quale famiglia!?), a scuola, nella piazza dei mass-media (come anche in alcune comunità cristiane!), trasmette altro?

Tuttavia, esiste un sommerso valoriale che infonde speranza per un futuro di liete prospettive. Non basta la denuncia e il lamento, occorre rimboccarsi le maniche, ogni giorno, per far nascere e coltivare una nuova umanità, di cui Gesù Cristo rimane un modello indiscutibile … almeno per i credenti (molto meno per i religiosi)».

giovedì 25 Maggio 2017

Argomenti

Notifiche
Notifica di
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
Vedi tutti i commenti